eccomi!

ciao.
io sono francesca, ma, se ti va, puoi chiamarmi anche cucuia, come faceva la mia mamma quand'ero piccina: è un nomignolo grazioso, non è vero?, in cui le sillabe rotolano via producendo un suono divertente. per rimanere nei più composti limiti della semantica, cucuia è una parola del mio dialetto, quello nuorese, che indica la mandorlina non ancora matura. distorcendo un poco la grafia - ma tu continua pure a leggere "cucuia" - è diventato un acronimo che suona francese: cou.cou.ja è couture, couleurs, japon, ossia cucito, colori e giappone, le mie grandi passioni.
sono, dunque, una don chisciotte della macchina da cucire che, armata di ago e filo, erro a caccia di sogni insieme ai miei due fidi scudieri, un sancho panza con cui condivido vita e cuore e un altro di più modeste misure, la più riuscita delle nostre creazioni.
un quadro un tantino surreale, non trovi? ma questo è niente, perché, nei suoi raminghi vagabondaggi, cou.cou.ja lascia dietro di sé un serraglio di creature fantastiche. per lo più pesci: pesci imbottiti, grandi, grandissimi o piccoli, piccolissimi, appesi alla parete o al collo, in scatola o liberi di sguazzare felici su (o dentro!) muri, letti o divani.
ma anche cucù che riposano le ali prima di spiccare nuovi voli in casette di legno rivestite di stoffa e cuori talvolta feriti ma ricuciti con filo d'oro o un po' sdruciti dal tempo e usurati dal destino ma riparati da un rammendo che sa di ricamo prezioso.
il tutto declinato alla giapponese, ché ovunque è in cou.cou.ja la passione per il giappone, per i motivi iconografici dalle antiche geometrie, per i tessuti naturali dai colori naturali, per le forme semplici di un'elegante commovente, per le tecniche e i simbolismi che raccontano la profondità della vita con la leggerezza e lo spessore che è solo delle grandi cose.
dalla mia isola ad altre e più lontane isole, in un viaggio di andata e ritorno e poi di nuovo andata verso destinazioni meravigliosamente sconosciute. vieni con noi, vieni anche tu nel mondo di cou.cou.ja!
